Dormiamo secchi tutta la notte e ci svegliamo al mattino freschi e riposati.
Andiamo a fare colazione in uno dei bar del marina, ordiniamo due cafè au lait e
croissant. Gustiamo la colazione con tranquillità, poi torniamo a bordo e dedichiamo buona parte della
mattina alle grandi pulizie.
Innanzi tutto sciacquiamo e spazzoliamo ben bene Y2K con abbondante acqua dolce,
riusciamo a fatica ad eliminare la coltre di sabbia rosa che ricopre un pò tutto
e penetra nelle più sottili fessure. Draglie, candelieri, pulpiti, sartie,
boma, stopper, drizze e cime dobbiamo passare la spugna dappertutto, la
pressione della manichetta dell'acqua da sola non basta. Dopo più di un'ora e
varie insaponate, siamo finalmente soddisfatti del risultato: la coperta è
tornata bianca, gli acciai splendono, il teak ha di nuovo l'aspetto del legno ed
il nostro Tattico può finalmente spalmarsi al sole a fare toeletta.
Sistemato l'esterno, concentriamo la nostra attenzione sotto coperta. Legni, cucina, bagni, cuccette: dopo giorni di forte vento, forte umidità e pioggia africana i paioli sono appiccicaticci. Dobbiamo togliere la salsedine passando la pelle di daino inumidita, quindi passare l'aspirapolvere. Alla fine della mattina, Y2K splende come nuova e noi possiamo rilassarci per qualche minuto.
Poco
prima di pranzo, ci accorgiamo che il lazy bag - il sacco che raccoglie la randa
- è scucito in più punti verso poppa. Come per il dodger, è necessaria una
sistemazione di fortuna prima che si disintegri del tutto. Ale recupera il
solito kit per rammendare le vele, apre il sacco ed inizia con pazienza l'opera
di taglio e cucito sotto il sole e la attenta supervisione del Tattico. Sul
diario di bordo, sotto la voce "spese Y2K 2005/2006", annotiamo: acquistare un
nuovo lazy bag.
Sospendiamo i lavori per un paio di ore e ci rechiamo al ristorante italiano per pranzare. Qui ci facciamo portare un bel piatto di stuzzichini e mangiamo allietati dalle chiacchiere del solito cameriere - che scopriamo trattarsi del figlio del proprietario - il quale ci racconta la seconda puntata della storia sua vita.
Tornati a bordo ci concediamo un pisolo pomeridiano, poi Max si reca a bordo di
Stellina per aiutare Michele a risolvere alcune "faccende" elettriche, mentre
Ale continua la paziente opera di restauro del lazy-bag.
I lavori proseguono fino al tramonto, quindi, in attesa di unirci all'equipaggio
di Stellina per la cena, sospendiamo le amene attività per recarci in paese e
completare la nostra cambusa con alcuni cibi freschi.
Rientriamo a Port Toga, stipiamo gli acquisti ed aspettiamo le 20:00 per incontrare Michele, Kerry e le piccole. Mentre siamo in attesa, Max telefona ad Achille per il consueto aggiornamento sulle condizioni meteo. Sulla costa ovest continua ad imperversare la burrasca con vento Forza 7, dalle nostre parti è purtroppo in arrivo per la notte una forte sventolata da Ovest come conseguenza del tempo perturbato e del fronte depressionario che continua ad insistere sulle Baleari e sul Mar di Corsica. Dell'anticiclone delle Azzorre se ne è persa ogni traccia...
Finalmente ci uniamo ai nostri amici e ritorniamo ancora una volta al ristorante italiano per una vergognosa impepata di cozze, seguita da un fritto misto dalle dimensioni inquietanti, il tutto annaffiato da un buon vinello. Alcuni di noi, da veri pozzi senza fondo - non riveliamo i nomi per la legge sulla privacy - hanno anche il coraggio di "farsi" il dolce, seguito da caffè ed ammazzacaffè. Ci fermiamo a parlare tutti insieme ancora per un pò, discutiamo del tempo ed aggiorniamo l'equipaggio di Stellina sugli ultimi sviluppi meteo della sera.
Kerry porta a nanna Sofia e Clara, il resto degli equipaggi si sposta in birreria per un'ultima birra Pietra. Mentre siamo intenti a goderci la birra fresca, notiamo che il vento aumenta di intensità e che le prime raffiche, provenienti dai monti, cominciano a raggiungere il marina. Non abbiamo ancora la minima idea di ciò che ci aspetta da lì a poche ore...
Verso
mezzanotte facciamo ritorno a bordo, il vento è rinfrescato parecchio. Restiamo
a goderci ancora gli ultimi minuti della nottata in pozzetto, in compagnia del
Tattico, quindi ce ne andiamo di filata in cuccetta.
Forse dormiamo pesantemente due ore, forse meno, non lo sappiamo con certezza, sta di fatto che verso le 2, ricominciamo a sentire il familiare sibilo del vento attraverso le sartie. Poi, improvvisamente e del tutto inaspettata, arriva una raffica violentissima: ci troviamo scaraventati sulla fiancata mentre Y2K si piega di bolina. Saltiamo giù dal letto come fulmini, accendiamo lo strumento del vento e ci precipitiamo in pozzetto. Qui ci rendiamo subito conto della situazione. Dobbiamo sistemare tutti i parabordi in modo da ammortizzare i colpi, dobbiamo prestare attenzione alla falchetta di una barca più piccola di Y2K ormeggiata alla nostra destra: ogni volta che prendiamo una raffica, il bordo destro di Y2K si solleva in maniera preoccupante con il rischio di scardinare i candelieri. Ma tutto questo è ancora niente...
Le bordate crescono in intensità mano a mano che passano i minuti, poi arriva un'altra violentissima botta che fa saltare la cimetta di fortuna utilizzata per fissare il lazy-bag durante le operazioni di cucitura: il sacco si apre ed in pochi secondi la nostra randa prende il volo e si riversa in coperta. Ci precipitiamo freneticamente su di essa per bloccarla, poi, fra una raffica e l'altra, cominciamo faticosamente a recuperarla, raccoglierla dentro al sacco ed a fissare il tutto attorno al boma impiegando stavolta le cinghie che utilizziamo solitamente per bloccare il tender sulla tuga. Alla fine sistemiamo randa e sacco alla meno peggio e nonostante il vento siamo tutti sudati.
Ripieghiamo velocemente il bimini perchè fa vela e ci vediamo costretti a risistemare i nostri parabordi a goccia sullo specchio di poppa per proteggerla dalla banchina. Mentre ci preoccupiamo di tenere sotto controllo la poppa, arriva una raffica davvero paurosa che fa piegare Y2K a dritta a tal punto che cominciamo a temere per albero e crocette. Una veloce occhiata all'anemometro: 48 nodi...
Passiamo ore prendendoci bordate d'inferno, bolinando fermi in porto, controllando albero, sartie e crocette e pensando con trepidazione a tutti i nostri amici rimasti al gavitello di Calvì ed in rada a St. Florent. Non osiamo immaginare...
Sono
le 4 del mattino, accendiamo il VHF sul canale 16: captiamo svariate richieste
di soccorso lanciate da
imbarcazioni da diporto ed una conversazione fra una nave mercantile e la nave
passeggeri Moby Wonder. La Moby Wonder, diretta a Genova - che evidentemente sta
incrociando il mercantile proveniente da Genova - chiede informazioni sullo
stato del mare su Capo Corso. La nave mercantile riferisce 50-60 nodi con onda
molto grossa (e per dirlo un mercantile...), consiglia la Moby Wonder di deviare
per La Spezia, quindi, non appena sottocosta, reimpostare la rotta su Genova.
Alle prime luci dell'alba siamo in condizioni disastrose: non abbiamo chiuso occhio. Il vento soffia ancora fisso a 25 nodi, ma in confronto alla notte appena passata questa è robetta, brezzolina da calme equatoriali.
Finalmente è mattino, siamo distrutti. Ciondoliamo come due zombi con un mal di
testa tremendo fino all'ora di pranzo. L'unico essere vivente abbastanza
pimpante a bordo è Willy che si lancia in giochi sfrenati ed assalti all'ultimo
sangue ad un sacchetto di carta corso, scovato da qualche parte durante le sue
scorribande notturne, mentre il resto dell'equipaggio lottava contro la randa
impazzita. Il povero sacchetto viene trasformato in parco giochi e ben presto
ridotto in brandelli.
Nel pomeriggio crolliamo dal sonno e ci facciamo un pisolo-coma, poi tentiamo di risvegliarci evitando il rimbambimento totale facendo qualche lavoretto. Ale ricomincia a cucire il sacco della randa, Max si dedica alla piccola manutenzione. Verso il tardo pomeriggio viene a trovarci Michele: occhiaie, barba lunga e faccia sconvolta. Anche a bordo di Stellina ci sono stati momenti duri nel corso della notte da tregenda, il rafficone da 48 nodi ha spinto violentemente il 343 sulla banchina e i parabordi erano quasi in procinto di esplodere. Michele ci invita a bordo di Stellina per un bicchiere di vino: fra un'evaporazione e l'altra discutiamo delle vicende della notte appena trascorsa, di questa benedetta estate che sembra non volerne sapere proprio. Chiamiamo Achille per il consueto appuntamento quotidiano con la meteo. Domandiamo al nostro meteorologo di fiducia se, da qualche altra parte, lungo le coste d'Italia, la situazione sia migliore: qualora lo sia, siamo pronti a scappare a tutta velocità verso quella terra promessa. Achille prima ci raggela comunicandoci che il tempo è stato orribile in tutta Italia, poi ci tira su il morale tranquillizzandoci. PARE che il nostro amico anticiclone abbia abbandonato velleità vacanziere e si sia deciso a posizionarsi correttamente. Ci aspettano almeno 3 giorni di tempo stabile e bello.
Decidiamo di festeggiare l'avvenimento a bordo di Stellina con un dopo cena a base di Porto. Qui decidiamo la rotta per il giorno dopo: partenza all'alba con destinazione Solenzara. Alle 10.30 siamo già nelle nostre rispettive cuccette a dormire beatamente.
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