Ci
svegliamo con calma e la prima cosa che vediamo appena apriamo gli occhi č il
colore del cielo... Grigio, nuvoloso. Il buongiorno si vede
dalla depressione...
Ci prepariamo una buona colazione e la gustiamo in pozzetto osservando preoccupati i grossi nuvoloni all'orizzonte che qua e lā scaricano pioggia. Non c'č molto vento, ma fa freddo. Stare in barca in queste condizioni diventerebbe noioso.
Aspettiamo il momento buono per saltare sul tender e puntare su Calvė per visitare la cittā. Rimaniamo indecisi per un'oretta, ogni tanto piove, ogni tanto si affaccia un sole velato. Dopo vari pensamenti e ripensamenti, decidiamo che un pō di acqua non ha mai fatto male a nessuno e visto che per il momento non c'č minaccia di diluvio, recuperiamo il tender, montiamo il fuoribordo e ci dirigiamo verso il Porto di Calvė.
Il
marina non č molto grande, ma č parecchio carino... anche affollatissimo.
Lasciamo il tender legato ad una
banchina,
accanto ad una societā che noleggia gommoni e ci lanciamo alla scoperta della
cittā.
Calvė č davvero deliziosa. Attraversata da vialetti e stradine acciottolate, la parte pių antica si inerpica sulla collina che incombe sul mare e che č anche il sito degli antichi bastioni, grosse fortificazioni erette a protezione dell'abitato.
Ci dirigiamo subito verso i bastioni, con fatica percorriamo la strada che porta a gradinate di ciottolato che si arrampicano verso l'alto. I nomi delle strade sono indicati in Corso e pių in piccolo in Francese. Impossibile non riscontrare in questa lingua incredibili somiglianze con il Sardo e il Genovese.
Raggiungiamo le possenti mura e ci dirigiamo verso la parte pių alta della cittā antica, camminando sulle grosse fortificazioni. Raggiunta la sommitā troviamo un ampio spiazzo, praticamente a picco sul mare. Da qui si gode di una vista assolutamente mozzafiato ! Da una parte, verso sinistra, la profonda baia di Calvė, dall'altra parte il campo boe, le barche alla fonda, il porto e il paese. Davvero bellissimo.
L'aria profuma di fiori di Agave, fichi d'india e Buganvillea. Peccato per il cielo coperto e grigiastro, con la luce del sole il colpo d'occhio sarebbe stato ancora pių bello.
Ci viene fame e decidiamo di fermarci a pranzare in paese, sulla banchina principale del porto, presso una brasserie che avevamo adocchiato non appena arrivati. Prima perō, vogliamo spostare il tender e lasciarlo da un'altra parte, un pō pių vicino alla brasserie.
Raggiungiamo il nostro gommoncino, saltiamo a bordo, accendiamo il fuoribordo e smotoriamo allegramente verso un posticino situato nella darsena vicino a tutti i ristoranti e dove vediamo ormeggiati un discreto numero di tender. Procediamo tranquilli e percorriamo una decina di metri, poi, improvvisamente, il fuoribordo sputacchia e si spegne. Strano... il nostro Suzuki non ha mai perso un colpo, sicuramente non č nulla di grave, siamo convinti che basta riprovare con l'accensione.
Per interminabili minuti, a turno proviamo a riaccenderlo: sudiamo, ci massacriamo i muscoli delle braccia, rimaniamo senza fiato per la fatica, ma il fidato fuoribordo pare totalmente defunto, kaputt e si ostina a rimanere muto. Il Comandante passa dalla rabbia, alla terribile realizzazione che a bordo di Y2K ci dobbiamo tornare... a remi dicendo addio alla brasserie.
Fra una parolaccia e l'altra, iniziamo a remare verso l'uscita del porto e verso il campo boe. Y2K č lontana (ovviamente... in casi come questi la TUA barca č sempre la pių lontana di tutte). La raggiungiamo praticamente prossimi all'infarto.
Saliamo a bordo e subito diamo il via alle operazioni di riparazione del nostro fuoribordo. Lo smontiamo praticamente tutto - si tratta di un motore piuttosto semplice - e procediamo con ordine alla verifica delle parti che sono pių soggette ad usura ed a guasti: candela ok, carburatore pulito e ok, circuito della benzina ok, aria ok. Che si sia ingolfato per via dei nostri ripetuti tentativi di accensione e smanettamenti sull'aria ? Mha... non ne siamo convinti. Riproviamo a metterlo in moto: tossicchia un pō, prende vita per qualche secondo giusto il tempo di tentare ad accelerare, poi si spegne miseramente.
Brutto segno, ormai abbiamo capito che il destino del Suzuki č il meccanico.
Chiamiamo Michele, spieghiamo il problema e sentiamo se ha qualche idea. A parte gli interventi giā fatti, non vede altro. Ci offre un passaggio con il suo tender per portare il "malato" a Calvė, ma ormai dobbiamo aspettare la mattina seguente.
Siamo un pō contrariati - brutto tempo, barca al gavitello, senza fuoribordo - cerchiamo di consolarci con un aperitivo in pozzetto. Indossiamo le felpe, tira aria fredda. Il nostro termometro indica 22°. Ce ne rimaniamo accucciati al riparo dello sprayhood.
Telefoniamo ad Achille per il consueto appuntamento con il bollettino meteo: la depressione in arrivo dalle Baleari č ormai prossima. Per l'indomani č confermato il forte vento da sud e la pioggia... spettacolo.... Tuttavia, Achille ci anticipa che le carte meteo mostrano finalmente il consolidarsi dell'alta pressione sul Mediterraneo e l'arrivo di brezze leggere e di temperature estive.
La notizia ci risolleva un pō il morale e ci consoliamo per la seconda volta inaugurando in pompa magna il nostro barbecue. Cuociamo roastbeef e spiedini di pollo. Durante la cottura Max scatta un paio di foto con il cellulare e le invia a Michele "giusto per renderlo partecipe dell'evento" - dice :-)
Gustiamo la nostra grigliata in compagnia del Tattico che, per l'occasione, riceve anche lui la sua razione di carne. E' una vera delizia.
Dopo il consueto bicchierino di limoncello e la chiacchierata serale con il Tattico a proposito delle depressioni estive, andiamo tutti in cuccetta. Nel frattempo il vento scompare del tutto e comincia a cambiare direzione. Y2K ruota attorno al gavitello e offre la fiancata alle onde del mare residuo. Sarā una notte lunga, buia, tempestosa e dondolante.
Vieni a trovarci sul nuovo BLOG: http://y2ks.blogspot.com