Ci svegliamo con calma, Max si reca subito in paese per acquistare frutta e verdura freschi, Ale prepara la consuetaVerso Stromboli colazione e sistema Y2K per l'imminente partenza.

Al suo rientro, Max, oltre alle provviste fresche, trionfante estrae da un sacchettino un paio di brioches - che da Roma in giù si chiamano Cornetti - ripiene di crema che quasi scoppiano. I cornetti sono stati farciti al momento dell'acquisto e sono caldi... la colazione assume un significato profondamente differente...

Max racconta anche di aver incontrato Megan Gale in banchina e che lei - Megan - gli ha pure fatto l'occhiolino passando... "Certamente..." - risponde Ale....

Alle 11:30 terminiamo di mangiare e molliamo gli ormeggi, sempre assistiti dal personale del marina. Accostiamo alla banchina dei carburanti per rifornirci di gasolio (l'ultima previsione di Achille è niente vento per l'intera giornata), quindi lasciamo il porto di Vibo Marina. Volgiamo la prua verso quei gioielli del mare che sono le Isole Eolie, più esattamente, facciamo rotta su Stromboli.

La giornata è calda e afosa: l'aria è immobile, non si distingue la linea dell'orizzonte.

La navigazione prosegue senza avvenimenti di rilievo fino a circa 20 miglia da Stromboli. Qui il nostro oziare viene interrotto bruscamente dallo strappo del mulinello. Iniziamo le manovre per il recupero della preda, dallo sforzo della frizione e dalla fatica di Max per recuperare con una lentezza esasperante la lenza, capiamo che si tratta di uno dei pesci più grossi che abbiano mai osato abboccare.

Stromboli emerge dalla foschia.Già ci vediamo ad offrire filetti di Tonno (o di qualsiasi altra cosa sia) a tutto l'arcipelago delle Eolie, ma anche questa volta il fato è contro di noi: il pescione rompe tutto quanto, spezza il terminale e si inabissa con tanto di Rapala-Terminator... e con questo fanno due...

Ci sentiamo estremamente frustrati...

Intanto, piano piano, dalla foschia emerge il cono vulcanico di Stromboli: spettacolo al tempo stesso meraviglioso e spaventoso. Osserviamo  quell'imponente montagna che incombe sul mare e che ci ricorda, con il suo pennacchio di fumo bianco, di essere viva e molto potente. Ne sanno qualcosa gli abitanti dell'isola, quando si sono visti arrivare addosso l'onda anomala provocata dall'esplosione del Dicembre 2002. Comunque sia, è incredibile leggere nei volti di questa gente - come di tutti coloro che abitano le pendici dell'Etna, affettuosamente chiamato "La Montagna" - il forte legame, quasi affettivo, con il vulcano.

Il nostro morale migliora ancora di più quando incontriamo - ancora - un folto gruppo di amici delfini, particolarmenteIstantanea incredibile: Stromboli e delfini. propensi a divertirsi con noi e Y2K. Ci accompagnano con i loro salti e i loro fischi per molto tempo, tanto da indurci a spegnere il motore e lasciare che Y2K si culli trasportata dalla corrente.

I nostri amici cetacei non se ne vanno per niente ! Rimangono tutti intorno a noi continuando ad osservarci e a nuotare accanto a Y2K. Si immergono, si girano a pancia in su, guardano la chiglia di Y2K, poi risalgono, respirano, fischiano e ripetono il loro gioco ancora e ancora.

Rimaniamo immobili per una decina di minuti, curiosi osserviamo i delfini che - ancora più curiosi di noi - ci osservano a loro volta. Il "pancione" blu della nostra barca deve essere l'attrazione del giorno per questo gruppo.

Riaccendiamo il motore e diamo marcia avanti. Il gruppo di cetacei si divide, la maggior parte ci saluta e ritorna a pattugliare il territorio, 5 di loro, invece, continuano ad accompagnare Y2K nella sua rotta di avvicinamento a Stromboli. Passano altri 10 minuti di salti e piroette, poi, come sempre, con un ultimo colpo di coda i 5 amici raggiungo Ancora delfini nelle acque di Stromboli.i compagni rimasti indietro.

Verso le 6 del pomeriggio, raggiungiamo finalmente l'isola, si è alzata una piacevole brezzolina da W-NW di 11 nodi. Ci piacerebbe immensamente trovare un gavitello libero (sappiamo che ci sono) per trascorrere la notte in rada qui, ci piacerebbe scendere a terra e visitare il paese, ma arrivati sul posto, ci rendiamo conto che nemmeno un miracolo può aiutarci.

Il numero di imbarcazioni all'ancora o al gavitello è davvero impressionante. Non riusciamo a fare neppure un lontano paragone con l'estate del 2001 quando sì, c'era affollamento, ma non "grappoli" di barche abbarbicate agli unici fondali accessibili dell'isola (ricordiamo che il mare è molto profondo qui, anche vicino a riva), non orde di agguerriti skipper che, animati da puro spirito piratesco, si lanciano all'arrembaggio di tutto ciò che galleggia e che sia giallo o rosso: poco importa che poi si scopra trattarsi di una rete di un pescatore imbufalito.

Non ci rimane che navigare lungo costa per osservare, un pò mesti, l'incantevole paesino dalle case bianchissime e dalle finestre blu cobalto. Una chiesa dalle pareti rosate sovrasta l'abitato, poi ancora muri bianchi, porte turchesi, finestre blu.

La chiesa che sovrasta il paese. Il paesino Il paese.

Navighiamo lentamente, lasciamo il paese a poppa e costeggiamo l'isola. Il paesaggio cambia bruscamente nel momento in cui doppiamo un capo e raggiungiamo la Sciara del Fuoco. Per tutti i nostri amici non ancora pratici di questo arcipelago, la Sciara del Fuoco identifica uno specifico versante del vulcano. Nella notte dei tempi, dopo la nascita del vulcano, Madre Natura decise che Stromboli avrebbe eruttato tutto il suo materiale lavico futuro soltanto in una direzione: qui Stromboli sbuffa, soffia le sue ceneri ed erutta rocce e sassi infuocati che rotolano fino a raggiungere il mare. Da questa immensa parete brulla e arida, si è staccato l'enorme masso a seguito dell'esplosione del 2002. Notiamo la differenza rispetto alla nostra crociera dell'estate 2001, al vulcano "manca un pezzo".

La Sciara del Fuoco

La Sciara del Fuoco

La Sciara del Fuoco
Sciara del Fuoco Parte della parete crollata Particolare della costa.

Continuiamo a costeggiare la Sciara del Fuoco mantenendoci alla distanza di sicurezza consigliata dalla Capitaneria di Porto, cioè mezzo miglio. Un'imbarcazione di ricerca scientifica tiene sotto controllo sia il vulcano sia gli avventati diportisti che non rispettano la distanza di sicurezza.

Dobbiamo trovare un posto per la notte lontano da Stromboli e l'isola più vicina che offre ampie baie ben protette è Panarea. L'idea non ci piace, ma nostro malgrado facciamo rotta verso Panarea-Porto (se così si può definire il moletto presente davanti alla cittadina).Verso Panarea...

Lasciamo Stromboli a poppa, immersa nei colori forti di un bellissimo tramonto eoliano. Ci accompagna sempre una brezza da W-NW di 11 nodi.

Giungiamo a Panarea verso le 21:00, il sole è ormai tramontato. Proprio nella baia davanti al paese, ci attende uno spettacolo inaudito. Nel buio della notte, ci sembra di trovarci fra i rami di un gigantesco albero di Natale. Centinaia di luci di fonda, centinaia di barche, ad occhio e croce saranno 300. Disperati, siamo quasi rassegnati all'ineluttabile soluzione di rinunciare alla sosta e proseguire la navigazione, magari verso Vulcano o Salina. Proviamo comunque a districarci e troviamo in extremis un posto in 12 metri di acqua, piuttosto lontani dalla baia principale. Filiamo l'ancora e ci prepariamo un piatto di spaghetti per cena. L'ormeggio non ci piace proprio per niente e nonostante la stanchezza, trascorriamo una nottataccia agitata tentando di dormire un pò.

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