7 Marzo 2006
rima
di continuare il nostro racconto, sono doverosi alcuni cenni geografici sulle
Isole Sottovento.
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Cortesia di - http://en.wikipedia.org/wiki/Leeward_Islands |
Le Leeward Islands sono costituite dal quel gruppo di isole situate a nord delle Piccole Antille (Lesser Antilles). Devono il loro nome al vento dominante della zona che, soffiando da sud a nord, le pone in una posizione "sottovento" rispetto ad esso. Al contrario, quindi, delle Isole Sopravvento o Winward Islands, cioè il gruppo di isole che per prime incontrano gli Alisei che soffiano da sud. Leeward e Winward insieme rappresentano le Grandi Antille o Greater Antilles.
Ma quali sono le isole che compongono le Leewards ? L'elenco più comunemente accettato (esistono differenze a seconda della definizione Inglese, Francese ed Olandese - ricordiamoci che parliamo di ex-colonie britanniche, francesi ed olandesi - Antille Francesi, Antille Olandesi e Territori Britannici Oltremare... insomma, quanto basta per creare la giusta confusione... ) include: Le Isole Vergini, Anguilla, St. Martin, Saba, Sint Eustatius, St. Barthelemy, Antigua, Barbuda, St. Kitts, Nevis, Montserrat, Guadalupe, Dominica.
L'Inglese è parlato dappertutto, ma nei territori Francesi ed Olandesi, è tranquillamente possibile parlare Francese ed Olandese: anzi, rivolgersi al vostro interlocutore parlando una di queste due lingue costituirà un punto a vostro favore agli occhi dei locali. La valuta è l'East Caribbean Dollar (Dollaro dei Caraibi Orientali, 1 USD = 2,6 Dollari Caraibici), ma il Dollaro Americano è accettato ovunque. Anche l'Euro è accettato nei territori europei come ad esempio Guadalupe, St. Martin e St. Barthelemy. Il fuso orario - identico a quello delle BVI - è GMT -4.
La navigazione può in taluni casi essere piuttosto impegnativa in quanto le isole sono fra loro distanti ed è necessario percorrere diverse miglia in oceano aperto. La meteo è in tali occasioni molto importante: i fronti atlantici provenienti da nord, possono rappresentare un problema non tanto in mare aperto, quanto fra i canali che separano le isole a causa delle grosse onde dai 3 ai 5 metri e delle barriere coralline sulle quali si frangono.
I venti predominanti sono gli Alisei che soffiano costanti sui 18-25 nodi da Nord-Est a Sud-Est. Non è rarissimo trovarsi in situazioni in cui l'Aliseo cresca di intensità fino a raggiungere i 30 nodi, spesso a seguito dei fronti depressionari.
Ma torniamo al nostro Diario...
Sveglia alle 8:00, siamo ancora mezzi rimbambiti. In qualche modo ci prepariamo, ci incamminiamo sul molo di Captain Oliver's Marina - il marina che ospita la base Moorings ad Oyster Pond - e ci rechiamo al "Dinghy Dock Sailors Bar" per fare una buona colazione. Scegliamo una doppia razione di caffè americano per cercare di svegliarci ed un paio di croissant.
Terminata la colazione, in attesa del briefing, ci guardiamo un pò intorno e ci documentiamo consultando il nostro portolano-guida di St. Martin:
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Fai click sulla carta per ingrandire |
Oyster Pond è una bellissima insenatura naturale, assolutamente riparata da tutti i venti dominanti, protetta da un reef e ha un ingresso piuttosto stretto, in casi estremi può essere utilizzata come "Hurricane Hole", cioè come rifugio contro gli uragani. E' accaduto anche che, in situazioni di vento molto forte e mare molto agitato, sia stato impossibile per alcune imbarcazioni guadagnarne l'ingresso. La sua conformazione la rende ideale per ospitare il piccolo e grazioso marina ed alcuni gavitelli e corpi morti posti nella zona più interna della baia. Nonostante il vento soffi su 20 nodi circa, l'acqua della cala è assolutamente immobile. Potete osservare le particolarità di questa baia nella carta qui a fianco (cortesia http://www.frenchcaribbean.com/St-Martin/hotels/pages/SMHotels.html)
E' il momento di partecipare al
nostro briefing, gli ospiti sono pochi, oltre a noi vediamo altre due coppie
americane. Contrariamente alle BVI, la base Moorings di St. Martin è molto
europea e per niente USA. Il personale non locale è totalmente europeo: i
francesi sono la maggioranza, ma ci sono anche molti italiani. Ci accomodiamo
all'interno di una fresca stanza dove una simpatica ragazza francese di nome
Julie ci spiega per filo e per segno cosa visitare, le rotte da percorrere,
quali baie raggiungere, dove trascorrere le notti in rada e cosa evitare in
tutta la zona delle Antille Olandesi. Ci mostra le carte delle isole,
distribuisce a tutti gli equipaggi incartamenti e documenti per ciascuna barca e
risponde a tutte le nostre domande. Visto che non ne viene fatto cenno,
chiediamo a Julie delucidazioni su Antigua spiegandole la nostra intenzione di
visitare l'isola. Julie ci dice che The Moorings solitamente non propone la
traversata da St. Barth ad Antigua in quanto si tratta di navigare circa 80
miglia in pieno Oceano Atlantico e preferibilmente di notte. The Moorings non
assicura le proprie imbarcazioni per la navigazione notturna. Bisogna anche
tener conto della meteo, non sempre favorevole: in caso di forti venti contrari,
si alzano onde piuttosto grosse. Consiglia, invece, di noleggiare la barca
direttamente presso la loro base
sull'isola.
Comprendiamo la volontà della società di charter di non assumersi tale responsabilità - d'altronde gli ospiti sono fra i più variegati - ma chiediamo lo stesso a Julie se esiste la possibilità di raggiungere Antigua. Julie ci invita a parlarne con il direttore della base, un ragazzo italiano di nome Corrado. Questi ci fornisce ulteriori informazioni sul canale fra St. Barth ed Antigua, mostrandocelo sulle carte e spiegandoci come esso sia soggetto a mare piuttosto formato ed a correnti importanti. Il nostro 362 è un pò troppo piccolino per questo genere di situazioni, ma se proprio desideriamo andare, dobbiamo firmare una liberatoria. Noi sappiamo di persone che girano gli oceani del mondo con dei 34 piedi e siamo un pò perplessi. Ci renderemo conto del significato delle parole di Corrado più avanti, durante la nostra vacanza.
Accettiamo di firmare la liberatoria, un documento in cui solleviamo The Moorings da qualsiasi responsabilità in caso di incidente (danni alla barca, spiaggiamento, affondamento ed altre amenità simili...), e di rispondere ad un questionario - uno per ciascuno - di un paio di pagine in cui dobbiamo elencare anche tutte le nostre esperienze di navigatori: da quanto tempo andiamo per mare, che barca possediamo, quante miglia abbiamo navigato, quante volte ai Caraibi, se abbiamo mai effettuato una navigazione notturna, se abbiamo mai navigato in Mediterraneo, se sappiamo ormeggiare con la poppa in banchina ed all'inglese, se sappiamo recuperare un gavitello e via di seguito.
Compiliamo diligentemente il questionario con una vaga sensazione di frustrazione addosso, lo consegniamo a Corrado il quale ci dà in cambio la carta di Antigua. Intimiditi da tutte quelle domande, ce ne torniamo in barca.
Pochi minuti dopo, Julie viene a trovarci per "spiegarci" velocemente la barca. Prima di salutarci, ci comunica che - una volta pronti a salpare - è sufficiente effettuare una chiamata sul canale 77 del VHF ed un addetto verrà a darci una mano.
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Scesa Julie, ne approfittiamo per sistemarci un pò meglio, metterci comodi indossando costumi e pantaloncini, rilassarci qualche minuto in pozzetto tentando di riprenderci dal fuso orario e documentandoci ulteriormente sui nostri possibili approdi. Si fa ora di pranzo, dato che abbiamo saltato la cena la sera prima abbiamo una discreta fame e decidiamo di rifarci recandoci al Captain Oliver's Restaurant della baia. Ad Oyster Pond Captain Oliver praticamente possiede tutto e, nonostante l'età, è una vera celebrità. Figlio di un ambasciatore Francese ed amante del mare e delle avventure, ha mandato all'aria la carriera diplomatica per dedicarsi alla sua passione. E' uno dei più importanti sostenitori della Heineken Regatta di St. Martin.
Il ristorante è molto piacevole, totalmente all'aperto ed affacciato direttamente sul mare. Tutto l'arredamento è in rattan, c'è una piscina sopraelevata dalle pareti di vetro, un volatile esotico non ben identificato allieta gli ospiti con trilli armoniosi. Il personale parla sia Inglese che Francese: noi tentiamo di mettere insieme due parole coerenti di Francese e, nonostante lo scarsissimo successo, tutti apprezzano i nostri sforzi e risultiamo già più simpatici. Ordiniamo una spettacolare e gigantesca insalata di granchio, facciamo fatica a terminarla, ma è talmente buona che alla fine la spazzoliamo completamente.
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Terminato il pranzo, ci spostiamo presso la zona di rifornimento della base Moorings per fare cambusa: qui conosciamo una simpatica ragazza italiana che ci aiuta a scegliere i prodotti, praticamente quasi tutti di provenienza europea a parte alcune varietà di frutta fresca che sono coltivate ad Antigua, Guadalupe o Dominica: gli alimenti freschi, congelati, in scatola, le verdure. Pasta italiana, olio extra-vergine di oliva italiano o francese, formaggio francese (troviamo il Roquefort, la Vache qui rit !!!), pane, aceto di vino, birra, succhi di frutta, latte... insomma ci sembra di essere a Villefranche o in qualche market della Costa Azzurra.
Terminate le operazioni di rifornimento, sistemiamo tutte le nostre provviste su un carrello e ci dirigiamo verso Cent Lieues. Raggiunta la barca, carichiamo tutto a bordo e riponiamo i prodotti negli stipetti e nel frigo. Durante le operazioni il caldo caraibico ci fa sudare, ma in pochi minuti abbiamo sistemato la nostra cambusa e siamo finalmente pronti per partire.
Come ci ha raccomandato Julie, chiamiamo Moorings sul canale 77 per avvertire la base della nostra intenzione di lasciare Oyster Pond. Ci viene risposto, guarda caso da Julie stessa, di attendere l'arrivo di Jerome e quindi l'apertura del pontile mobile che ostruisce il passaggio verso il canale.
Jerome
è puntualissimo, è un simpaticissimo ragazzone nero con tanta di quella energia
da vendere che salta a bordo di Cent Lieues e che ci guida verso il canale che
porta verso il mare aperto. Ci indica le boe rosse e verdi che delimitano i
reef, ci aiuta ad issare la randa (qui è così, non sanno chi si trovano davanti
e noi accettiamo di buon grado il suo aiuto) e ci conduce fino all'estremità
della passe. Un gommone timonato da Corrado accosta a Cent Lieues e recupera
Jerome, quindi i due ci augurano buon vento e fanno ritorno verso il marina.
Ha inizio ufficialmente la
nostra crociera nelle acque caraibiche delle Leeward Islands. Non appena fuori
dal riparo di Oyster Pond, veniamo subito accolti da una brezza tesa da Est che
soffia sui 15-18 nodi. Consultiamo ancora una volta il nostro portolano-guida e
scegliamo la nostra prima meta: la capitale di St. Martin, Philipsburg, a
Sud-Est dell'isola. Philipsburg si trova a circa 12 miglia da Oyster Pond e si
affaccia sulla bellissima
Philipsburg Great Bay, nostra destinazione per la
notte.
Manco a dirlo, Cent Lieues deve bolinare e sbattere quel tanto che basta prima di poggiare e farsi trasportare dall'Aliseo viaggiando al gran lasco. A questo punto, noi ci rilassiamo e ne approfittiamo della navigazione portante per "impomatare" ben bene la nostra pelle bianchiccia, usando l'ormai mitica protezione solare Hawaian Plus 45.
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Costeggiamo St. Martin, passiamo all'esterno di alcuni scogli e piccoli isolotti dai nomi incredibili: "Cow & Calf", "Molly Beday", "Hen & Chicken", "Pelican"... la carta ci mostra un passaggio interno, ma c'è mare formato e noi non ci fidiamo, preferiamo essere cauti.
Trascorriamo un paio di ore piacevoli, il vento scema fino ad attestarsi sui 9-10 nodi. Finalmente, nel tardo pomeriggio, facciamo il nostro ingresso nella grande baia. E' davvero splendida ! Incredibilmente più ampia di come l'avevamo immaginata, può accogliere numerose imbarcazioni in rada. Alla sinistra è posizionato il pontile gigante cui attraccano le grande navi da crociera delle più famose società armatrici, il mare è trasparente, turchese, molto simile a quello della nostra Sardegna. Philipsburg è sullo sfondo della grande baia, una bellissima spiaggia dorata delimita l'insenatura.
Cerchiamo e troviamo un cantuccio incantevole, leggermente sulla destra rispetto all'ingresso, e diamo fondo alla nostra ancora: Cent Lieues ha in dotazione una magnifica CQR. Immediatamente ci tuffiamo per un bagno ristoratore, poi risaliamo a bordo per rilassarci al caldo sole dei tropici e prepararci un buon aperitivo prima della cena. Max ne approfitta per dare il via alle "evaporazioni caraibiche": in mancanza del Mirto e del Limoncello - questi proprio non li abbiamo trovati :-) - ci beviamo un'ottima birra locale, la Carib Beer.
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Attendiamo il primo strepitoso tramonto caraibico che immortaliamo con la nostra videocamera. Come ormai sapete, qui il sole si abbassa velocemente e fa buio molto presto. Rimaniamo ad aspettare che gli incredibili colori del cielo cedano all'oscurità, poi - ancora sotto l'effetto del fuso orario - ce ne andiamo in cuccetta presto per recuperare qualche ora di sonno. A sera inoltrata il vento gira a E-SE, l'onda arriva da Nord. Passiamo la prima notte caraibica dondolando... siamo perseguitati.
Vieni a trovarci sul nuovo BLOG: http://y2ks.blogspot.com