11 Marzo 2005
i svegliamo di
soprassalto alle 5 del mattino a causa di un rumore insolito: pioggia ! Un
temporale tropicale di passaggio ha deciso di scaricare
un poco della sua violenza su Virgin Gorda. Dura soltanto 10 minuti, ma viene
giù tanta di quell'acqua che Sea Rider sembra lustrata e spazzata con tanto di
manichetta e detergente ! Adesso capiamo, vediamo e ci rendiamo conto che
riempire le taniche di acqua dolce utilizzando l'acqua piovana non è proprio una
leggenda metropolitana, appositamente costruita dai navigatori !
Il temporale se ne va improvvisamente come è venuto, il sole torna a fare capolino e il cielo ridiventa azzurro. Noi pisoliamo ancora un pò in cuccetta. Prima di alzarci per fare colazione, discutiamo sul programma per la giornata. Durante il nostro aperitivo serale, Kitty e Scott ci avevano detto che avrebbero lasciato Virgin Gorda per dirigersi su Anegada - l'isola più lontana e unico atollo corallino dell'arcipelago. Le acque di Anegada rappresentano l'unico pericolo dell'intera area: l'isola è piatta e non si vede per niente fino a poche miglia di distanza, il reef è molto esteso al largo, il passaggio sembra non sia segnalato bene, la laguna interna ha dei bassi fondali. Insomma, sia le carte, sia le persone di Moorings ci avevano un pochino terrorizzato.
Nonostante tutto, noi siamo decisi a visitare Anegada comunque, ma decidiamo di non partire oggi. La pigrizia e la bellezza del luogo ci spingono a rimanere ancora un giorno a Virgin Gorda.
Facciamo
colazione in pozzetto, la giornata si preannuncia molto calda. Appena finito
saltiamo a bordo del
tender e ci facciamo un bel giretto nell'Eustatia Sound con approdo sulla mitica
spiaggetta dell'Isola di Eustatia e bagno in compagnia del solito barracuda e
delle aragoste di barriera. Quindi - di nuovo a bordo del nostro gommone -
facciamo una sortita a Saba Rock per pagare la tariffa di ormeggio, visitare lo
scoglio e berci qualcosa di fresco.
Raggiungiamo la nostra meta in pochi minuti e leghiamo il tender al dinghy dock (qui sono dappertutto). Saba Rock è sede di un hotel le cui pochissime camere godono di una vista mozzafiato, un bar/ristorante con una magnifica terrazza a palafitte sul mare e il negozietto di souvenir. Tutte le costruzioni sono in legno e non stonano affatto con la natura che le circonda.
Ci rechiamo subito al negozietto di souvenir: qui paghiamo $25 di ormeggio alla boa e acquistiamo ad un prezzo decente un'enorme bandierona delle Isole Vergini Britanniche per il fratello di Max.
Usciti dal negozio, facciamo un giro tentando di effettuare il periplo di Saba Rock. L'hotel si affaccia su Eustatia Sound con un perfetto prato all'inglese verdissimo, sdraio e palmizi completano il quadretto. Sulla punta estrema del minuscolo isolotto, innumerevoli conchiglie vuote dei Conch creano una vistosa montagnola. "Ma quante ne mangiano ???!!" - ci domandiamo. In effetti, osservando i resti, parrebbe che tra qualche anno questi molluschi siamo totalmente estinti. Leggiamo qualcosa in proposito sul nostro portolano/guida, in realtà gli Strombi sono una specie numerosissima in tutta la zona caraibica e il tasso di riproduzione è spaventoso. Mha !? Decidiamo di fidarci di quello che viene indicato sul libro.
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Ci dirigiamo verso il
bar-ristorante, ci soffermiamo ad osservare una vecchia ancora rinvenuta nelle
acque di Gorda Sound ed appartenuta ad una nave postale reale britannica
tristemente naufragata il 29 Ottobre 1867 sulla barriera corallina dell'Isola,
durante una forte tempesta tropicale. L'oggetto è tenuto come una preziosissima
reliquia all'interno di una vasca di acqua di mare che circonda l'esatto sito in
cui è avvenuto il ritrovamento. La vasca è coperta con una bella tettoia in
legno. Una targa commemorativa ci racconta che l'ancora - tipo ammiragliato -
pare sia stata lanciata fuori bordo come ultimo disperato tentativo
dell'equipaggio di salvare se stesso e la nave dalla furia del mare. Le onde di quest'ultimo - dice ancora la targa - erano così violente da tranciare
completamente l'anello dell'ancora (ed in effetti dell'anello ne rimane
solamente una misera metà) cui era fissata la cima che assicurava la nave,
mandandola così a naufragare sulla barriera corallina dove è affondata.
Proseguiamo la nostra esplorazione, ma decidiamo di concederci una sosta: c'è un caldo pazzesco e siamo assetati. Decidiamo quindi di farci una birra bella fresca al bar/ristorante dell'isolotto, spaparanzati sull'ampia terrazza di legno sulle palafitte, all'ombra della grossa tettoia di legno.
Le nostre 2 birre, costate $3,75 l'una, vanno giù che è un piacere e ci danno il giusto refrigerio che ci consente di proseguire il nostro tour. Ritorniamo a bordo del nostro tender e volgiamo la prua su Bitter End. Qui, oltre a dare un'occhiata al piccolo villaggio, visto che c'è un market, desideriamo acquistare alcune cose per la nostra cambusa.
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Accostiamo all'onnipresente dinghy dock ed assicuriamo il nostro gommone alla trave di legno. Procediamo sul molo in direzione del villaggio: al centro notiamo un'ampia zona di mare recintata. Diamo un'occhiata più approfondita, l'acqua qui non è profonda e scorgiamo 4 o 5 piccoli squaletti che nuotano continuamente in cerchio. Non lo sappiamo per certo, ma riteniamo che siano lì per attirare i turisti e noi proviamo una certa tristezza... E' come guardare le orche o i delfini all'interno di un delfinario: noi abbiamo avuto la fortuna ed il privilegio di osservare le maestose orche del pacifico nelle isole dello stato di Washington (vedi: I nostri video - San Juan Island (WA) - USA - Giugno 2004 "Avvistate le Orche" ) o i nostri delfini del Mediterraneo liberi, tranquilli, in mare aperto. E' proprio lì il destino di questi meravigliosi esseri ed è lì che noi dobbiamo gioire della loro gioia, non attraverso un contenitore di plastica.
Proseguiamo addentrandoci nel villaggio, è molto carino, in stile tipicamente USA. Vialetti acciottolati, aiuole di buganvillee di diversi colori, piante tropicali, costruzioni basse in legno, estremo ordine e pulizia. Scorgiamo subito il market ed entriamo. Qui non siamo ai livelli dell'Ineffabile di Trellis Bay: il locale è certamente più ampio e riusciamo a scorgere una certa quantità di prodotti, ma la somiglianza con il piccolo market della base Moorings su Tortola provoca una certa inquietudine. In effetti, la zona del "fresco" è ESATTAMENTE come quella su Tortola. Ci riduciamo ad acquistare l'ananas in scatola (!!!???) - roba da non credere.
Paghiamo
la nostra spesa (compresa una confezione di pasta napoletana :-) ) e montiamo di
nuovo sul tender per stivare il tutto. Una volta raggiunta Sea Rider ne
approfittiamo per farci un lunghissimo bagno rinfrescante. Ci crogioliamo in
mare fino all'ora di pranzo quando ci accorgiamo di avere VERAMENTE fame.
All'unanimità decidiamo di lasciar perdere per un giorno i cibi "sani e freschi"
e, recuperato di nuovo il gommone, ci fiondiamo alla velocità della luce al
bar/ristorante di Saba Rock. Qui ordiniamo due vergognosi hamburger dalle
dimensioni inquietanti con contorno di patatine fritte.
Ci mettiamo un pò a digerire il tutto, rimaniamo per parecchio tempo seduti al nostro tavolino a goderci l'ombra e la brezza fresca. Poi facciamo una passeggiata per eliminare gli ultimi residui dell'hamburger, quindi di nuovo sul gommone a fendere le onde verso la spiaggia di Eustatia Island.
Qui ci fermiamo per tutto il
pomeriggio, oziando al sole, scattando fotografie al bellissimo paesaggio e
poltrendo sul bagnasciuga appena appena lambito dal mare. Durante un giro
turistico con maschera e boccaglio, abbiamo modo di constatare che le
informazioni del portolano/guida relativamente ai Conch sono assolutamente vere
! L'intero fondale sabbioso ne è disseminato ! Quando il
sole comincia ad attenuare la sua ferocia, decidiamo di esplorare Eustatia fino
all'estrema punta est dell'Isola. Scopriamo minuscole spiaggette bianche che si
affacciano su altrettante minuscole polle di acqua turchese. Quindi il reef
esterno. Ci soffermiamo a riprendere e fotografare le conchiglie, le palme e le
mangrovie. Poi, visto che il tramonto è ormai vicino, lanciamo il nostro gommone
a tutta velocità verso Gorda Sound e Sea Rider.
Per cena torniamo alle vecchie e sane buone abitudini, quindi dedichiamo tutta la sera a studiare la carta della nostra prossima meta: la "famigerata" isola di Anegada, l'unico vero atollo corallino dell'intero arcipelago. Anegada è piatta, lunga, ha la forma di una mezza luna irregolare o meglio - come ama descriverla Max - di chela di Astice. Le due estremità ad ovest e ad est si chiamano, molto fantasiosamente, West End e East End. Consultiamo più volte il portolano/guida e la carta, tracciamo la rotta verso nord che ci sembra più corretta per raggiungere il punto cospicuo di riferimento indicato sulla carta e che ci servirà come waypoint per poi puntare dritti verso la passe e la laguna interna: Pomato Point, a sud-ovest di Anegada.
Ci sentiamo elettrizzati, l'indomani raggiungeremo per la prima volta nella nostra "carriera" di navigatori un atollo e "proveremo" le sue insidie. Prima di addormentarci ascoltiamo il bollettino meteo: vento da Sud-est (perfetto !) max 10 nodi, mare calmo, nessuna precipitazione prevista, temperatura stazionaria intorno ai 30-32 gradi centrigradi. Puntiamo per la prima volta la sveglia alle 6 del mattino, prima di lasciare Virgin Gorda dobbiamo riempire i serbatoi dell'acqua dolce presso il piccolo molo di Saba Rock e vogliamo essere i primi.
Vieni a trovarci sul nuovo BLOG: http://y2ks.blogspot.com