10 Marzo 2005
priamo gli occhi
la mattina presto di buonora e ci prepariamo subito la colazione. Appena finito,
consultiamo la carta di Virgin Gorda e decidiamo di salpare l'ancora per
effettuare un giro turistico di tutto il sound.
Non appena l'ancora è a bordo e Sea Rider comincia a muoversi lentamente, Scott e Kitty (quest'ultima non la conosciamo ancora di persona) si affacciano dal pozzetto di Tamurè e ci salutano. Ci gridano qualcosa in Inglese, ci danno appuntamento a più tardi da qualche altra parte nella baia.
Lasciamo Drake's Anchorage e cominciamo il nostro tour. Prima di tutto puntiamo su Leverick Bay facendo attenzione al reef, poi costeggiamo Gun Creek, Robin Bay e Little Bay. Il paesaggio è splendido ! Mangrovie, palme, sabbia soffice, mare incantevole. Il tutto è reso ancora più bello da un sole splendente, dal cielo turchese e dalla leggera brezza che "osa" qualche raffica in prossimità delle insenature più profonde.
La meteo è ottima, caldo,
pochissime nuvole, vento leggero max. 10 nodi, ma noi non abbiamo alcuna
intenzione di lasciare le acque riparate del
North Sound e siamo poco interessati ai dettagli del bollettino.
Sulla costa, arrampicati sui fianchi scoscesi delle montagne, fanno capolino alcune suite: il sound è sede di alcuni fra i più prestigiosi e cari resort delle Isole Vergini Britanniche e dei Caraibi. Riprendiamo tutto con la nostra videocamera mentre pellicani curiosi ci osservano piegando il loro enorme becco. Volgiamo la prua verso Vixen Point e attraversiamo tutta la baia verso Nord. Raggiungiamo la costa Sud di Prickly Pear Island... pensavamo di aver già visto paesaggi da sogno, ma siamo costretti a ricrederci non appena iniziamo a costeggiare l'isoletta verso Saba Rock... Ci mancano le parole per descrivere quello che i nostri occhi vedono: una distesa di acqua placida, trasparente, di un azzurro cristallino. Saba Rock - una piccola formazione rocciosa che ospita un bar ristorante ed un piccolo negozio di souvenir - interrompe la superficie del mare e con la sua minuscola barriera corallina, rende questa parte del sound la più protetta di tutte. Al di là di Saba Rock, il sound continua con Eustatia Island e quindi il mare aperto.
Continuiamo
il nostro giro e nel frattempo tentiamo di scegliere un buon ormeggio per
passare la giornata e la notte. Non sappiamo dove fermarci ! Rimaniamo incantati
ad ogni millimetrico spostamento di Sea Rider: "Ecco, fermiamoci qui !" - Dice
Ale - "No aspetta, laggiù è ancora più bello !" - continua - "No guarda là !!
Qui è da paradiso !" - risponde Max. Insomma, non sappiamo cosa fare o dove
metterci. Le barche nella baia sono parecchie, ma lo spazio è comunque tanto e
ci sono anche tanti gavitelli "Moor Seacure". Il problema è... scegliere l'angoletto
di paradiso, più paradisiaco del paradiso precedente.
Nella nostra profonda
indecisione, ci spingiamo fino a costeggiare Bitter End, un piccolo villaggetto
attrezzato con porticciolo, dinghy dock, una sede di "The Moorings", un market,
negozietti di souvenir e abbigliamento, ristorante, bar e lussuoso resort. Anche
qui si può ormeggiare, ma noi andiamo oltre. Volgiamo la prua verso la parte più
estrema del sound, Biras Creek. Si tratta di una specie di fiordo circondato
dalle alte coste montagnose, l'acqua del mare penetra in profondità nella terra
ferma e qui
scopriamo un mondo nuovo. Tutto è perfettamente immobile, non un alito di vento,
non un refolo, nulla increspa la superficie del mare che è assolutamente immota.
Gli alberi e le mangrovie sono dappertutto, c'è un caldo allucinante.
Continuiamo verso l'interno, il fondale marino è di sabbia, la testolina di un
paio di piccole tartarughe fa capolino dalla superficie. Un paio di respiri e
poi ancora giù. L'insenatura termina con un molo di proprietà di un resort (che
non si vede), non esiste spiaggia, le mangrovie si alzano direttamente dal mare.
Intorno a noi il silenzio viene interrotto solamente dal canto degli uccelli tropicali, dai pellicani, dai gabbiani. Anche qui si può dare fondo e noi ormai siamo nella confusione più totale...
Alla fine decidiamo di tornare verso Saba Rock perchè qui il caldo è tremendo anche per la già alta soglia di sopportazione di Ale ed è impensabile passare la notte in queste condizioni.
Usciamo da Biras Creek: la brezza ci avvolge di nuovo e noi siamo più che contenti di questo refrigerio. Sempre abbastanza titubanti, lasciamo Saba Rock alla nostra dritta quando ci accorgiamo che un catamarano ha appena lasciato libero un gavitello in un posto incantato (..bhè prima o poi dovevamo pur deciderci !!!). Lo agguantiamo senza indugi: ci troviamo a poche decine di metri da Saba Rock (che rimane alla nostra sinistra) e da Prickly Pear Island che rimane alla nostra poppa. 4 metri di acqua turchese sotto di noi. Non appena ci sistemiamo, abbiamo la piacevole sorpresa di trovare Tamurè placidamente all'ancora a pochi metri dalla nostra prua. Questa volta, la nostra Boa ci dice che la "fee" - la tariffa di ormeggio - va pagata presso il negozio di souvenir di Saba Rock. Decidiamo di sistemare le pratiche il giorno dopo.
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
Nulla ci trattiene da un lunghissimo bagno corroborante, completo di tuffi e nuotate fino a riva. Poi ci godiamo un buon pranzo all'ombra del tendalino e ci rilassiamo osservando un gregge di caprette selvatiche "caraibiche" che pascola fra le mangrovie di Prickly Island. L'isola è una riserva naturale.
Mentre
sonnecchiamo in pozzetto, Scott accosta il suo gommone alla nostra poppa: "Hi
guys ! " (ciao ragazzi) - ci dice - "Kitty ed io avremmo il piacere di avervi a
bordo di Tamurè questa sera per un buon aperitivo. Va bene verso le 7:30 ?".
Ovviamente accettiamo con entusiasmo, anche se con un pò di imbarazzo perchè -
da bravi turisti/vacanzieri - non abbiamo niente, ma proprio niente di degno da
poter portare loro. Dopo una rapida consultazione, decidiamo che prima di
ritornare a casa troveremo il modo di sopperire in qualche modo.
Dopo un breve pisolo, saltiamo a bordo del nostro tender e partiamo alla scoperta di Eustatia Island e del suo omonimo sound. Attraversiamo la barriera di Saba Rock e puntiamo direttamente su una spiaggetta incantevole che aveva attirato la nostra attenzione già da prima. Durante il tragitto scorgiamo una splendida razza - la Sting Ray - "sorvolare" i coralli sotto di noi e dirigersi a velocità sostenuta verso il largo.
Dopo pochi minuti atterriamo sulla spiaggia che poi non è altro che una lingua dorata di sabbia calda, lasciamo il gommone ben assicurato alla terra ferma, e ci dedichiamo ad ammirare fondale e barriera con pinne, maschera e boccaglio. Ci colpisce l'enorme quantità di aragoste di barriera, praticamente sono nascoste e appostate al di sotto di ogni singola roccia o pietra, all'interno di piccoli anfratti e cavità. A volte riusciamo a scorgere soltanto le loro piccole antenne che frustano l'acqua da una parte all'altra.
![]() |
![]() |
![]() |
Sul fondale ci sono tantissimi strombi, un pesce scatola fa capolino da un corallo, le aguglie nuotano all'unisono vicine alla superficie. Trascorrono circa 20 minuti quando Ale avverte una certa "presenza": si tratta di un barracuda - non troppo grande - che nuota affiancato a lei e la tiene sotto controllo. Ale decide che questa insolita sentinella deve essere da quelle parti da un bel pò di tempo e si ferma improvvisamente per osservare la reazione dell'animale. Il barracuda smette di nuotare, rimane immobile con il suo occhio che scruta attentissimo questo grosso invasore del suo habitat. Sì, deve sicuramente essere l'avanscoperta o la retroguardia del branco. Ale sceglie prudentemente di non provocare la "sentinella" e comincia lentamente ad allontanarsi dal poderoso nuotatore che continua a osservare imperturbabile, tenendosi a debita distanza con precisi colpi di coda.
Lasciamo il barracuda alle sue
perlustrazioni e continuiamo le nostre ancora per un pò, poi ritorniamo sulla
spiaggia per
asciugarci e prendere il sole.
Riprendiamo il tender e ritorniamo a bordo di Sea Rider. Sono circa le 6 del pomeriggio, ci prepariamo per incontrare Scott e Kitty. Alle 19:30, puntualissimi, lasciamo Sea Rider a bordo del nostro gommone e accostiamo alla fiancata sinistra di Tamurè. Kitty ci attende in pozzetto. Kitty - esattamente come il marito - è perfettamente in forma e certamente non dimostra affatto l'età cronologica... fra l'altro indecifrabile, non abbiamo osato chiedere, ci siamo fatti due conti in base ai loro racconti. Veniamo accolti così calorosamente da sentirci imbarazzati, iniziamo a fare conoscenza: vita, lavoro, tempo libero. Scopriamo di avere parecchio in comune, Scott, ad esempio, lavorava nell'ambito dell'informatica (il mondo non è piccolo, è minuscolo) e conosce assai bene l'ambiente lavorativo di Ale: nomi di aziende, prodotti, personaggi chiave. Ci offrono un aperitivo, quindi scendiamo sotto coperta per visitare Tamurè. La barca è degli anni '80, si tratta di un progetto americano della Valiant Yachts, 40 piedi, solida, robusta, profonda. Nasce esplicitamente per la crociera e la navigazione d'altura. Stivaggio eccezionale, tutti i pesi in chiglia, nulla è lasciato al caso, anche gli interni sono disposti e organizzati in modo tale da garantire massima sicurezza e comfort durante le lunghe navigazioni in oceano.
Scott e Kitty poi, hanno personalizzato la loro barca rendendola accogliente e calda come una vera casa: le foto di famiglia, gli oggetti acquistati nel corso dei loro viaggi, i regali ricevuti dalle popolazioni visitate, le splendide fotografie dei luoghi toccati.
Iniziamo
un altro giro di aperitivi e vari snack, iniziamo a parlare dell'Italia, degli
Stati Uniti, dei nostri governi, di politica... poi, finalmente, dopo che ci
siamo trattenuti per quasi due ore, osiamo timidamente porre la prima domanda
sul loro giro del mondo. Ale chiede: "Ma la Polinesia è davvero così bella come
ce la illustrano i tour operator e le immagini alla tv, o come dicono tutti ?" -
Risponde Scott serafico (naturalmente pure lui !) - "No.... ancora di più. E'
stato il nostro sogno di sempre e... sapete, non potevamo non far vedere ai
nostri figli questi luoghi".... no comment. Adesso uno dei loro figli è alla
Fiji, ci dice Scott, l'indomani entrambi si recheranno a Saba Rock alla ricerca
di un Cybercafè per mettersi in contatto con lui... noi abbiamo male al cuore e
ci manca il respiro.
Le ore passano, Kitty e Scott
ci raccontano le loro avventure, ci mostrano i loro "Guestbook", i numerosi
Libri Ospiti (non parliamo di due o tre, ma di uno scaffale intero !!!!),
accuratamente catalogati per continente (!!?!), contenenti le fotografie, le
dediche, i pensieri e le firme di centinaia di persone appartenenti a tutti i
popoli della Terra. Noi pendiamo dalle loro labbra e li tartassiamo di domande:
che barca ci vuole, a quale età è meglio partire, rotte e luoghi, pubblicazioni,
ma la casa ? E quando si torna che succede ? E la famiglia
? E che radio ? E la cambusa ? E il canale di Panama ? E Suez ? E le tempeste ?
E i pirati ?
E.., e..., e... ?
Guardiamo l'orologio, sono quasi le 23... Preferiamo non abusare della loro disponibilità nonostante entrambi continuino a ripeterci che è un piacere parlare con qualcuno che capisce, che ama il mare e che insegue il loro stesso sogno. Ci scambiamo di tutto: indirizzi di posta elettronica standard e via SSB, indirizzi di casa, nomi, foto. Per noi è il momento di ringraziare, lasciare Tamurè e tornare a bordo di Sea Rider con occhi sognanti e anima proiettata verso lidi lontani.
Accoccolati in cuccetta, non riusciamo a prendere sonno subito. Ripercorriamo tutto quello che ci hanno raccontato Kitty e Scott e ancora una volta il solito pensiero fisso: chissà... forse un giorno... anche noi partiremo.
Vieni a trovarci sul nuovo BLOG: http://y2ks.blogspot.com