7 Marzo 2005
i
svegliamo con calma verso le 9 dopo una notte piuttosto agitata per via del
fuso. Il nostro corpo crede ancora che
siano le 5 del mattino e vorrebbe continuare a dormire. Ci tiriamo su un pò a
fatica e cominciamo a preparare la colazione. Ale prepara tutto l'occorrente per
un buon thè, ma si accorge che... manca lo zucchero ! Già, tanto eravamo presi
ad ammirare le "specialità locali" del mitico market di Tortola, da dimenticarci
stupidamente di due elementi essenziali per la nostra alimentazione: lo zucchero
appunto e il sale.
Dobbiamo assolutamente recuperarli da qualche parte e ce li annotiamo fra le cose da acquistare appena possibile. Nel frattempo il thè ce lo beviamo "liscio"...
Terminata la colazione, decidiamo la prossima tappa. Il vento è rinfrescato parecchio, noi siamo ben riparati, ma fuori dalla baia adesso tocca i 20 nodi e arriva da NE. Desideriamo andare a Virgin Gorda per visitare The Bath (famose formazioni rocciose di tipo granitico meravigliosamente scolpite e modellate da vento e mare), ma l'area è totalmente esposta al vento da Nord e l'ormeggio non è affatto confortevole. Inoltre il bollettino prevede un ulteriore rinforzo del vento per via della depressione atlantica.
Consultiamo la carta e il nostro portolano/guida all'arcipelago: decidiamo di muoverci per raggiungere una bellissima baia naturale di Beef Island (dove c'è l'aeroporto) a Est di Tortola. La baia si chiama Trellis Bay, protettissima, esposta solamente ai venti del IV quadrante che qui non soffieranno mai e poi mai in questo periodo dell'anno... dobbiamo abituarci a pensare in modo diverso da come facciamo abitualmente in Mediterraneo.
Trellis
Bay è protetta da una barriera corallina e bisogna navigare attraverso un
passaggio o passe (WOW, FINALMENTE !!!!) per raggiungere la laguna interna e
l'ormeggio. Al centro c'è un isolotto. Unico piccolo particolare: dobbiamo fare
rotta verso Nord, in bocca al vento, 20 miglia di... bolina ! Alla faccia dei
venti portanti !
Ok ci prepariamo ad affrontare la navigazione riponendo tutto quello che si può rovesciare. Prima di salpare l'ancora, in un momento particolarmente toccante, issiamo sul paterazzo (la sartia di poppa, detta anche strallo) di sinistra il Tricolore italiano, amorevolmente portato dal nostro paese. Facciamo attenzione a posizionare la nostra bandiera un pò più in basso di "Stars & Stripes", la bandiera americana e vessillo di Sea Rider che sventola sul paterazzo di dritta. Le regole della marineria infatti, prevedono che la bandiera di appartenenza dell'imbarcazione sia la più grande e la più visibile. Oltre alla bandiera di appartenenza, è buona norma esporre sempre la bandiera del paese ospite nelle cui acque si naviga: quest'ultima viene denominata "bandiera di cortesia", deve essere necessariamente più piccola della bandiera di appartenenza e a bordo di una barca a vela solitamente si issa poco al di sotto della crocetta di destra. Sea Rider, ad esempio, è una barca americana in territorio straniero (le BVI) quindi deve esporre la bandiera di cortesia delle Isole Vergini Britanniche.
Stars & Stripes e il Tricolore
sventolano insieme mentre issiamo l'ancora e lasciamo Deadmans Bay. Appena fuori
ci
ritroviamo il nostro NE rinfrescato fino a 25 nodi, prendiamo una mano di
terzaroli alla randa e lasciamo il genoa tutto fuori. Diamo un'occhiata alle
vele di Sea Rider: sono un pò "smutandate", cioè molli e non più in perfetta
forma, ma tutto sommato va bene così. Il genoa in realtà è un fiocco con un
taglio da trinchetta, assolutamente adatto ai venti di queste parti.
Incredibile, ma vero, stiamo bolinando in pieno Aliseo ! E fa pure un pò
freschetto !
Max ha mal di gola e certamente tutta questa aria non rappresenta la cura migliore
La barca si comporta piuttosto bene, siamo mura a dritta e riusciamo a stringere abbastanza il vento. Un Sun Odissey 40 di SunSail (altra famosa società di noleggio) cerca di fare la nostra rotta. Max è al timone, si lascia prendere dallo spirito di competizione e si lancia in un "garino" stile Coppa America con il Sun Odissey che però ha tutte le vele fuori, un genoa enorme (strano !) e non riesce a starci dietro.
Giungiamo a ridosso di Tortola, viriamo in direzione Virgin Gorda e procediamo sempre di bolina sul nuovo bordo. Il vento comincia a girare verso Est, facciamo più strada che possiamo poi viriamo di nuovo e ci ritroviamo perfettamente in rotta su Trellis Bay. Un enorme catamarano si dirige verso di noi da sopravento. Sfreccia a velocità warp e ci incrocia passandoci ad un tiro di schioppo... ci domandiamo se si sia accorto di noi
Cortesia di
http://www.bvitourism.com/
Ci avviciniamo alla nostra meta, il vento comincia a diminuire perchè siamo parzialmente coperti dalle isole a Nord di fronte a Beef Island, cioè Great Camanoe, Little Camanoe e Scrub Island. E' il momento di tirare giù tutto, accendere il motore e prepararci ad affrontare la nostra prima passe. Ci avviciniamo lentamente, carta di Tortola alla mano, binocolo e tanta emozione. Scorgiamo il reef alla nostra sinistra e il calmo mare turchese all'interno della laguna. Vediamo la boa di segnalazione verde (che deve rimanere a sinistra !), ma non quella rossa. Aguzziamo la vista e finalmente riusciamo a vedere anche la rossa che è semi affondata. Adesso il passaggio è ben visibile e chiaramente delimitato, puntiamo al centro ed entriamo.
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Cortesia di http://www.bareboatsbvi.com/ |
Qui è diverso rispetto a Peter Island: sotto di noi ci sono 25 piedi di profondità (da queste parti la profondità si calcola in piedi oppure in fathoms. 1 fathom = 6 piedi = 1,8 metri, quindi 25 piedi = 7,62 metri), alla nostra destra c'è un isolotto corallino dall'inquietante nome di Last Resort, alla nostra sinistra c'è il reef, davanti a noi la baia. "Qui sì che siamo ai Caraibi !" se ne esce soddisfatto Max.
Sea Rider percorre interamente la passe e finalmente naviga nelle acque riparate di Trellis Bay. Ci sono numerose imbarcazioni alla fonda. Leggiamo sul nostro portolano/guida che è possibile dare fondo all'ancora oppure servirsi dei numerosi gavitelli messi a disposizione per l'ormeggio. Decidiamo di optare per il gavitello: abbiamo letto parecchio in merito alla società "Moor Seacure", gestore nonchè manutentore del 90% delle boe di ormeggio posizionate in tutte le BVI, e siamo curiosi di provare. Questi gavitelli sono piuttosto differenti dai nostri cui siamo abituati in Mediterraneo, o almeno da quelli per cui noi abbiamo esperienza diretta. Sono sferici, all'anello superiore è fissata una cima lunga un paio di metri con l'estremità impiombata ed un galleggiante per non farla affondare. In questo modo è molto meno complicato agguantare la boa: ne adocchiamo una che fa al caso nostro e nella posizione che più ci piace, ci avviciniamo lentamente di prua, afferriamo la cima con la gaffa per portarla a bordo, passiamo una seconda cima all'interno della piombatura e fissiamo ad entrambe le bitte di prua di Sea Rider. Il tutto in meno di 2 minuti.
Sulla
boa è riportato: lunghezza massima 60 piedi, costo per notte $25 da
pagare al ristorante "De Loose Mongoose". Ci ricordiamo di questo nome per
averlo intravisto nelle pagine del nostro portolano/guida. Mah... sono le 14,
cercheremo il locale più tardi.
Ci prepariamo un pasto veloce a bordo ed intanto cominciamo a guardarci attorno e a respirare una vera aria caraibica. La baia è circondata da una splendida spiaggia dorata, da numerose palme sottili e slanciate verso il cielo. L'acqua del mare è cristallina, verde-azzurra. In prossimità della spiaggia è praticamente trasparente. Grossi pellicani volteggiano nel cielo, alcuni nuotano placidi e sornioni sulla superficie del mare, altri si lanciano dall'alto a velocità folle su una probabile preda. E' la prima volta che osserviamo un pellicano così da vicino, le sue dimensioni ci fanno una certa impressione. A far loro compagnia ci sono le Sule Marroni, uccelli marini e abilissimi pescatori. Hanno splendide penne vellutate color cioccolato sul collo, sulle ali e sulla coda. Il petto ed il ventre sono candidi, le zampe palmate sono gialle. La testa è super-affusolata, adatta a tuffi acrobatici, il becco è lungo, aguzzo e robusto, anche questo giallo. Sono volatili grossi, ma incredibilmente aggraziati.
Di tanto in tanto una tartaruga
compare in superficie a respirare, assolutamente incurante delle barche e degli
umani.
Due, tre bei respiri poi di nuovo giù, seguita fedelmente dal suo pesce pilota e
pulitore...
incredibile !
Ci sono molte le imbarcazioni a noleggio, ma anche tante barche a vela giramondo con i loro generatori eolici che fischiano frustando l'aria, i pannelli solari, i timoni a vento, armatori variopinti e bandiere di ogni parte del mondo. Tender e gommoncini fanno la spola dalle barche a terra.... insomma... i Caraibi. E' un colpo d'occhio bellissimo ! Rimaniamo diversi minuti incantati da tutto quello che i nostri occhi vedono.
Ci riposiamo una mezz'oretta poi saltiamo a bordo del nostro tender per visitare il luogo, cercare un market e pagare la nostra boa. Raggiungiamo un pontiletto di legno costruito appositamente per i tender ("dinghy dock", cioè pontile per dinghy), lasciamo il gommone ben legato e cominciamo il nostro giro turistico. Nonostante il vento sostenuto che non ha mai smesso di soffiare e che in barca si sente, a terra siamo riparati e fa caldo. Le casette sono dipinte nei colori pastello, scoviamo subito il market ed entriamo. E' davvero carino, piccolino, ma c'è un pò di tutta la merce che davvero si ha bisogno. Troviamo il sale ($4) e lo zucchero ($2,5) in confezioni da meno di un chilo, Max si compra la crema solare protezione 45 CARAIBICA"Sunblock Hawaian Tropic 45 Plus" in quanto la nostra misera protezione 22 Mediterranea non gli serve assolutamente a nulla. Ale, invece, da buona originaria del sud, riesce a "tenere" anche il sole caraibico.
La cassiera-tuttofare del market è un tipetto mica da ridere: innanzi tutto si infuria con Max perchè stiamo riprendendo l'interno del suo negozio con la videocamera senza chiederle il permesso (giusto... siamo in un paese molto vicino agli USA... privacy !), quindi scompare a sistemare la merce negli scaffali dicendoci di urlare "Finished !" quando abbiamo terminato e siamo alla cassa. Prendiamo quello che ci serve, ci rechiamo alla cassa e facciamo come ci è stato ordinato. La nostra cassiera-tuttofare si materializza dal nulla e ci fa il conto con una flemma ed una calma molto caribe.
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Facciamo un giro nel villaggio, c'è un posto che si chiama Aragorn's Studio dove gli artisti locali sono invitati a dare prova del loro talento dipingendo su qualunque cosa (ma proprio qualunque !!!) che poi verrà esposta e venduta; c'è un cybercafè per il collegamento ad Internet; c'è la Hertz !!!!! Una stradina sterrata parte dal villaggio e si estende verso l'entroterra, un cartello di legno a forma di arco, dipinto a mano e posto sulla stradina ci dice "Airport"... simpaticissimo ! L'isola Last Resort ospita il ristorante omonimo: il menù della sera è esposto sulla spiaggia a pochi metri dal dinghy dock.
Troviamo il ristorante De Loose
Mongoose, una costruzione bassa, dall'incredibile colore lilla e con una veranda
in spiaggia, ma è chiuso. Rimaniamo un pò interdetti, ma alcune persone ferme lì
davanti intente a gustarsi una birra fresca all'ombra delle palme intervengono
in nostro aiuto. Ci dicono di non preoccuparci, la sera un gommone con un
addetto del ristorante farà il giro delle barche alla boa per riscuotere la
tariffa di ormeggio. Soddisfatti ci avviamo verso
il nostro tender per ritornare
a bordo e riporre le poche cose comprate presso il market dell'ineffabile
cassiera-tuttofare.
Sistemate le provviste a bordo, ce ne ritorniamo verso terra a bordo del nostro gommone. Questa volta, però, andiamo in perlustrazione della spiaggia. Atterriamo e solleviamo il tender, l'acqua qui è uno specchio, non arriva un filo d'aria. Passeggiamo lungo il bagnasciuga per qualche tempo, arriviamo quasi all'estrema punta a est della baia che si chiama Sprat Point.
Lungo la spiaggia, in pochi centimetri d'acqua, scorgiamo alcune enormi stelle marine. Sono rosso bruno, "cicciotte" e bellissime. Non resistiamo, ne prendiamo in mano un paio dalle dimensioni piuttosto importanti e le immortaliamo con la nostra videocamera e con la macchina fotografica. Le rigiriamo per osservare "la pancia": centinaia di tentacolini a ventosa si agitano come per protestare contro questa violazione. Rimaniamo affascinati. Terminato il "servizio fotografico" le rimettiamo delicatamente nello stesso posto da cui le abbiamo momentaneamente prelevate.
Sentiamo uno strano ticchettio, aguzziamo la vista e ci accorgiamo che proviene da un granchio in passeggiata su una grossa roccia levigata.
Un airone bianco zampetta placidamente sulla riva in attesa di qualche bocconcino succulento. Tre piccoli uccelletti dalle lunghe zampettine e dal corpo arrotondato schizzano come fulmini sulla spiaggia. Nonostante varie consultazioni di libri, siti internet e quant'altro, non siamo ancora riusciti a capire che cosa fossero.
Ale fa un pò di snorkeling, Max continua ad avere un forte raffreddore a cui si è aggiunta la tosse e preferisce non bagnarsi.
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Ritorniamo a bordo di Sea Rider giusto in tempo per ricevere la visita dell'organizzatissimo addetto di De Loose Mongoose che passa a bordo di un gommone a riscuotere la tariffa di ormeggio. E' un mito: accosta a Sea Rider, ci saluta calorosamente "How ya' doing guys ?", cambia con nonchalance un biglietto da 100$ e ci rilascia al volo la ricevuta tramite un apparecchietto portatile.
Saldato il nostro debito, ci rilassiamo un pò e ci godiamo gli splendidi colori del tramonto. Qui fa buio presto, in pratica non esiste un vero e proprio crepuscolo. Alle 17:30 il sole è già molto basso, tramonta velocemente e alle 18:30 l'ultimo chiarore è un ricordo.
E' ora di cena, la prima vera
cena dopo il nostro arrivo. Cosa fanno due italiani per la prima volta ai
Caraibi in barca a
vela ? Gustano piatti locali ? NO ! Si cucinano un piatto di spaghetti Made in
Italy comprati a prezzo cosmico nel supermercato di Road Harbour presso
Moorings. Li condiamo con un improbabile sugo di pomodoro cucinato con
altrettanti improbabili ingredienti recuperati sia a Road Harbour che al market
dell'Ineffabile di Trellis Bay: passata di pomodoro spagnolo, olio extra-vergine
di oliva spagnolo imbottigliato nel Maine (?!), cipolla americana, vero-finto
parmigiano della Florida. Eppure - visto il contesto - quel piatto di spaghetti
ci sembra buonissimo...
Max sta sempre male e il vento di oggi non ha contribuito di certo. Cotto a puntino e forse anche un pò febbricitante, si butta in cuccetta dopo aver preso uno Zerinol. Data la situazione, decidiamo di non muoverci e rimanere a Trellis Bay per tutta la giornata seguente.
Ascoltiamo il bollettino meteo sul vhf, prima in inglese "weather forecast", poi in spagnolo "el pronostico maritimo": la depressione atlantica si sta finalmente esaurendo e con essa la violenza delle "north swells". Nei prossimi giorni le temperature sono in aumento ed è prevista una diminuzione del vento (max 10 nodi da E-SE) a partire da dopodomani per tutta la settimana. Domani ancora NE sostenuto ma in attenuazione (da 25 a 15 nodi). Niente pioggia, nè temporali, solo alcuni addensamenti nelle ore più calde e umide della giornata.
Non sono neanche le 21 e noi stiamo già ronfando...
Vieni a trovarci sul nuovo BLOG: http://y2ks.blogspot.com