Partenza - Atto II. Orly / Fort-de-France: "Sorry, flight closed"

Parigi - Orly, 29 Dicembre 2006, ore 09:30.

E' una mattina livida e fredda. Un sole pallidissimo tenta di far capolino fra le nuvole, ma sappiamo che le previsioni su Parigi non sono buone, è una battaglia persa in partenza. Facciamo colazione in albergo poi prendiamo la navetta che ci porta direttamente in aeroporto.

Le procedure di check-in si concludono senza problemi, raggiungiamo il gate dove è in attesa il 747 della CorsAir e attendiamo l'imbarco. Chiamano il volo con un'ora e mezza di ritardo... abbiamo una coincidenza per Castris, a St. Lucia, e cominciamo a temere conseguenze. Saliamo a bordo confidando nel pilota (che accenda il turbo) e nei venti o correnti favorevoli in quota (che ci spingano con energia).

Come previsto, il 747 è allestito per la massima capienza... siamo stipati come sardine sotto sale. I nostri posti sono i quatto centrali. La situazione non rappresenta un problema per Ale e Cate, ma i maschietti del gruppo non se la passano proprio bene nonostante si siano sistemati ai lati, con i due corridoi come "sfogo".

Il viaggio è lungo, ma noi dormiamo, mangiamo, ascoltiamo la musica e cerchiamo di digerire i film proposti a bordo: commedie francesi con sottotitoli in inglese o spagnolo, di una pesantezza che neanche il piombo...

Purtroppo Eolo non è dalla nostra parte: niente correnti o venti a favore. I piloti probabilmente fanno il possibile, ma il 747 non recupera. Atterriamo verso le 15 - ora locale - con quasi due ore di ritardo. Spieghiamo agli assistenti di volo che la nostra coincidenza per Castris è a rischio. Sono gentilissimi, ci fanno sbarcare per primi. Neanche il tempo di toccare il suolo di Martinica che già corriamo trafelati al controllo passaporti, poi mentre noi facciamo la fila per recuperare i bagagli, Max si precipita al check-in presso Air Caraibes battendo qualsiasi record mondiale per i 100 metri in pista. Qui arriva la prima brutta notizia: il volo è chiuso, possono aspettarci ma non possono caricare i nostri bagagli.

Non possiamo certo lasciare al loro destino le nostre borse, chissà se e quando le rivedremo, e rinunciamo al volo. Cerchiamo delle alternative con la stessa Air Caraibes, ma non c'è un volo disponibile prima dell'indomani pomeriggio... troppo tardi. Battiamo tutte le compagnie aeree locali, alla fine troviamo quattro posti su un volo della Liat - nostra vecchia conoscenza dai tempi delle Isole Vergini  :-) - per le 9 del mattino dopo. Compriamo subito i biglietti.

Fort-de-France: da Josephine Ale, Cate e Adry... e le birre.Risolto il problema del collegamento con Castris, telefoniamo alla base Kiriakoulis di St. Lucia per avvisarli del nostro ritardo, quindi ci facciamo consigliare un hotel per la notte dall'addetta all'ufficio informazioni turistiche dell'aeroporto. Intanto si sono fatte le 17:00 e noi siamo davvero stanchi. Usciamo dall'aerostazione, fermiamo un taxi e ci facciamo portare all'hotel. Prima di scendere chiediamo al conducente se è possibile per lui passare l'indomani mattina alle 7 per portarci di nuovo in aeroporto: non ci sono problemi.

L'hotel consigliatoci dall'ufficio informazioni si rivela essere parecchio "rustico" e piuttosto "essenziale", diciamo che fa tanto Indiana Jones. Per una notte va più che bene, ma praticamente dobbiamo adattarci parecchio. Mollati i bagagli in camera, è ormai ora di cena. Ci allontaniamo dall'albergo alla ricerca di un ristorante "ispiroso" in zona e l'occhio ci cade su un locale dal nome importante, tale "Josephine". Il menù offre una varietà di piatti tipici creoli, noi siamo distrutti per il fuso orario, ma abbiamo una fame da lupi. La cucina creola è buonissima e dopo una rapida consultazione di gruppo varchiamo le porte di "Josephine". Intanto fuori comincia a piovere a dirotto...

Ci accoglie una sorridente signora, probabilmente la proprietaria del locale, capiamo che è a conduzione familiare. Ci fa accomodare ad un tavolo e ci porta iFort-de-France: da Josephine Max, Ale e Cate. menù. Scegliamo i nostri piatti, tutti optiamo per un fresco Red Snapper cotto alla griglia secondo l'usanza creola, accompagnato con una buona birra locale, quindi attendiamo che la signora ritorni per le ordinazioni. Naturalmente l'attesa si prolunga ben oltre i limiti che i normali clienti metropolitani sono generalmente disposti ad accettare ed onde evitare spiacevoli equivoci, spieghiamo ad Adry e Cate il concetto di tempo caraibico. I 10 minuti che diventano 30 oppure un'ora, l'approccio Caribe e "serafico" a qualsiasi aspetto della vita. Bisogna cambiare, adattarsi anche noi :-)

Finalmente la serafica signora si appunta le nostre scelte e sparisce nelle cucine. Dopo una decina di minuti caraibici ci porta le prime birre. Passano altri 10 minuti caraibici ed arrivano i nostri snapper: tutti e quattro sono di dimensioni ragguardevoli, il profumino delle spezie e degli aromi utilizzati per la salsina di salmoriglio alla creola è speciale: attacchiamo la nostra cena con una voracità da fare impressione. I pesci sono freschissimi, probabilmente pescati lo stesso pomeriggio, li divoriamo in pochi minuti (reali questa volta :-) ) mentre parliamo animatamente della nostra vacanza.

Siamo sempre più allegri e una volta completato il nostro pasto, ci accorgiamo che fra uno snapper e l'altro ci siamo evaporati qualcosa come 12 bottiglie di birra Lorraine (prodotta localmente in Martinica)... in pratica trattasi di evaporazione di massa. Non male come inizio !

Alla fine della bellissima serata, siamo davvero alla frutta: fra fuso orario, stanchezza, red snapper alla creola e birra ci ritroviamo piuttosto storti e alquanto desiderosi di un letto. Fuori ha smesso di piovere, c'è un'umidità folle che contribuisce a farci sentire a pezzi. Ci trasciniamo verso il nostro albergo e nelle nostre camere. L'indomani sveglia presto ed ennesimo viaggio verso la nostra meta finale a Castris.

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